Milano

Sai stare nel processo creativo?

Hai presente quel momento, nei film, quando il o la protagonista si ferma un attimo, lo sguardo è perso verso l’infinito, si volta di scatto e dice alla persona con cui sta parlando:

  • Cosa hai detto?
  • Scusa?
  • Ripeti quello che hai detto.
  • Domiciliazione bancaria.

Sbaaam. Idea. Colpo di genio. Invenzione che cambia le sorti dell’umanità. Pezzo di puzzle che completa il quadro. Applausi. Sipario.

Spesso ci si immagina così la creatività: un momento, un’intuizione che cambia tutto. Oppure, per quelle di noi il cui lavoro non influisce sul destino del mondo: ho un’idea e la metto in pratica. Semplice, lineare, un atto unico. Se non ci riesco, evidentemente non fa per me, o non sono abbastanza creativa e lascio perdere. Ma non è così.

Prendiamoci tutte per mano e ripetiamo insieme: la creatività è un processo, la creatività è un processo, la creatività è un…

Processo deriva dal latino processus, avanzamento, progresso. Ovvero, mettere un piede dopo l’altro, un pezzo di puzzle dopo l’altro per arrivare a uno scopo.

Quel momento, il lampo di genio, è la punta dell’iceberg.
Per come la vedo io, non sapere cosa c’è sotto è un problema. Chiedilo ai passeggeri del Titanic.

Ormai sui social è facile imbattersi in quelli che promettono “Scrivi il tuo libro in 10 giorni” o “Applica queste 4 regole”, eccetera. Io sono piuttosto scettica: se fosse così facile, non lo farebbero tutti? E quelli che hanno scoperto un segreto e lo condividono con noi alla modica cifra di 99.99€, ma è un affare eh, non lo userebbero per loro? Perché non c’è nessun segreto e, ahimè, nessuna scorciatoia.

Non fraintendermi. Se ad ogni nuovo progetto si palesassero due strade davanti a me, una, la solita, che prevede di passare attraverso la giungla delle idee e dei dubbi un passo alla volta e arrivare dall’altra parte, o una bella autostrada facile facile che sbuca direttamente al risultato, non avrei dubbi: scorciatoia, subito.

Ma non c’è. Le uniche due strade possibili sono farlo o non farlo. Tutto qui.

Dorothy Parker, scrittrice e poetessa statunitense, diceva: «Odio scrivere. Amo aver scritto»

E io la capisco, eccome.

Perché il processo creativo è complesso, fatto di fasi, stop and go, montagne russe, momenti di estasi, buio profondo e apparenti contraddizioni. Le idee arrivano, poi se ne vanno, poi tornano, forse. Si lavora, poi ci si ferma, poi si lavora ancora.

Però si possono leggere i segnali, aiutarsi a entrare nel flusso, usare pratiche ed esercizi.

Conoscere le fasi del proprio processo non basta, non è che una volta che so come funziona poi fila tutto liscio, la consapevolezza è però una bussola.

Fondamentale: se con il tuo processo creativo ci paghi le bollette, dai retta a me.

Ti sei mai trovata in quei momenti di buio pesto, nebbia in val Padana, in cui ti sembra di aver perso il tuo tocco magico, o non sai da che parte iniziare, o la confusione regna sovrana? Ecco, in quelle situazioni sapere dove sei, in che fase, ricordarti che è normale, ti aiuta (o dovrebbe) a non andare nel panico. Andare nel panico, se hai delle scadenze da rispettare, è un lusso che non ti puoi permettere.

Il blocco dello scrittore

Ma la confusione non è l’unico problema. Mai sentito parlare del blocco dello scrittore o della sindrome della pagina bianca? A prescindere che tu scriva o meno, immagino che tu possa aver sperimentato nella tua vita o nel tuo lavoro la sensazione di essere bloccata.

“Inizio, fila tutto liscio e poi mi fermo”. Me l’hanno detto in tanti.

Quando creiamo stiamo immaginando qualcosa che non c’è (un progetto, un libro, un film, un nuovo lavoro, una start up, quello che ti pare), e spesso le persone si precipitano davanti a un pc (o una tela o quello davanti a cui ci si blocca) perché vogliono vedere nero su bianco la loro idea prendere forma. Ma a volte, dopo un iniziale entusiasmo, arriva il black out. Vuoi sapere perché? Semplice, è troppo presto.

È come se stessi costruendo un mondo nuovo, ma vuoi vederlo compiuto prima di aver deciso se in quel mondo ci siano strade o canali, se sia un paesaggio urbano o di campagna, se le case abbiano due piani o ventisette.

Succede perché hai saltato una fase del processo creativo, o l’hai abbandonata prima del tempo.

Il processo creativo è stato oggetto di molti studi. Puoi trovare diversi modelli che in genere parlano di quattro o cinque fasi, ma sono tutti un’approssimazione di qualcosa che nella realtà è molto fluido. Nessun algoritmo o confine è marcato, non ti arriverà una notifica che ti dice che è scaduto il tempo e bisogna passare alla fase successiva, né una to do list da rispettare.

Vediamole brevemente:

Le fasi del processo creativo

  1. Prepara il terreno
    Le soluzioni nascono da una definizione nitida del problema; senza chiarezza il tuo processo creativo non ha nulla su cui lavorare. Gira a vuoto. Suona familiare?
    All’inizio ci si immerge nel problema alla ricerca di qualunque informazione utile. Si mettono insieme i pezzi del puzzle, ed è meglio che siano tanti. Più sono, più la nostra mente inconscia ha materiale su cui lavorare. In questa fase è importante che la mente critica lasci spazio. Non giudicare ogni idea, spunto o dato che raccogli o ti viene in mente.
  2. Lascia fare all’inconscio
    Una volta che hai raccolto abbastanza materiale, molla la presa, fatti da parte. La tua mente inconscia farà il resto. Perché? Perché è programmata per trovare risposte e risolve i problemi in maniera circolare e non lineare.
    L’inconscio è il terreno dell’intuizione, lì non esiste auto-censura, le idee si ricombinano fra di loro secondo associazioni, disegni e immagini imprevedibili. In poche parole, devi aprirti all’attesa, fantasticare, distrarre la tua mente conscia con qualcos’altro.
  3. Eureka! Ho trovato!
    Ed eccola lì, a un certo punto, sotto la doccia o in coda al supermercato: l’illuminazione. La soluzione emerge come per magia, la nebbia si dirada e il puzzle inizia ad avere un senso.
  4. Porta a terra le idee
    Ma non basta, bisogna portare a terra quell’idea, verificare se funziona e avere la pazienza di arrivare fino in fondo. Ci sei quasi, la parola chiave in questo momento è perseveranza.

«Mentre si impara a scrivere poesia, non si può pensare di essere subito bravi. All’inizio passi molto tempo a calare il secchio nel pozzo, ma lo tiri su vuoto. È molto frustrante, ma bisogna perseverare. Dopo anni di pratica la corda si fa tesa ed ecco che immergerai il secchio nell’acqua. Hai infranto la superficie del tuo lago»

Seamus Heaney, poeta irlandese e premio Nobel per la letteratura.

So che sulla carta sembra tutto molto più semplice di quanto non sia in realtà, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
Chi dice che la creatività sia tutto genio e sregolatezza?

cristina-nucera

Cristina Nucera

Autrice e sceneggiatrice, per lavoro metto insieme i pezzi: di storie, idee, progetti, persone & personaggi. Scelgo le parole come farebbe un’artigiana, più che un’artista. Mi piacciono le parole e più in generale i suoni, l’arte in tutte le sue accezioni e più di ogni altra cosa appassionarmi ad un’idea o un progetto. Quando ci riesco, mi piace osare.

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