Milano

Cos’è la creatività e chi è una persona creativa?

Essere persone creative non significa essere bizzarre, eccentriche, avere idee strane o una vita sregolata in attesa dell’ispirazione – senza la quale nulla si muove. Qualcosa insomma che riguarda solo artiste, pittrici, creative degli uffici marketing, scrittrici e simili.

E non ci sarebbe neanche niente di male, per carità, se non fosse che il nostro atteggiamento riguardo la creatività pregiudica l’approccio al lavoro, ai nostri progetti, ai sogni e alla percezione che abbiamo di noi stesse.

Non dovremmo, insomma, confondere la creatività con la fantasia.

5 cose da sapere per essere una persona creativa

Se crediamo che la creatività sia qualcosa che ti capita o che erediti, tipo gli occhi azzurri, o che qualcuno dall’alto abbia imposto la mano su poche elette e noi non facciamo parte del club, sarà difficile pensare che sia un’abilità che possiamo sviluppare e padroneggiare.

Ecco dunque 5 credenze e miti da sfatare insieme.

1) Sì, sei già una persona creativa

Non lo dico perché voglio compiacerti, è semplicemente un dato di fatto.
Questo perché do per scontato che tu sia un essere umano.

La creatività appartiene all’umanità: è la scintilla che ci ha fatto scendere dagli alberi, accendere un fuoco, inventare modi nuovi di spostarci, procacciare del cibo, costruire un’automobile, atterrare sulla Luna, inventare le nanotecnologie e le newsletter (indispensabile tassello evolutivo, si sa).

Quindi, come vedi, appartiene anche a te.

Guardati intorno e osserva tutti i risultati del tuo processo creativo: una ricetta, la disposizione dei mobili, un quadro, un diario che hai scritto, la soluzione a un problema, il modo in cui svolgi il tuo lavoro o ti guadagni da vivere, un cambiamento che hai apportato.

Non mi interessa se quel libro ha venduto milioni di copie, se quel quadro è esposto al MoMA, se quella soluzione è stata adottata universalmente o se dopo aver cambiato lavoro sei diventata milionaria.

Non voglio un giudizio, né in termini di qualità né di popolarità, voglio fatti, nomi, cognomi e codici fiscali, cose che qualunque giuria accetterebbe come prove a carico.

Visto? Te l’avevo detto.
(Se ancora non ti ho convinta, passiamo al punto due)

2) Creatività significa guardare le cose da una nuova prospettiva

La creatività entra in campo quando adottiamo un nuovo approccio per affrontare quello che stiamo facendo, quando la strada vecchia non funziona e ne cerchiamo un’altra.

Vale ad esempio per i medici e gli ingegneri che a marzo 2020, in piena emergenza pandemica, hanno modificato una maschera da snorkeling per creare un ventilatore d’ossigeno. Sempre di creatività si tratta: quando inventi un modo per far mangiare a tuo figlio o a tua figlia la verdura, quando trovi un metodo più fluido ed efficace di lavorare, quando scopri un modo per far quadrare i conti.

La creatività si manifesta quando qualcosa dentro di te fa click e sblocchi una situazione difficile, o usi un imprevisto a tuo vantaggio.

Steve Jobs diceva che essere creativi vuol dire saper mettere in connessione le cose. Non necessariamente significa inventare qualcosa dal nulla, ma rimodellare qualcosa che già esiste.

Per come la vedo io, è una forza interiore a cui chiunque può attingere, che può essere stimolata e rinforzata.
Suona diverso dal “genio e sregolatezza che crea opere indimenticabili destinate ai posteri”, vero? Beh, perché lo è.

3) Essere creative non equivale (necessariamente) ad avere talento

Non fraintendermi: avere talento, o meglio, scoprire i propri, seguire le nostre inclinazioni naturali e dare loro spazio è una delle sensazioni più appaganti che si possano sperimentare.
Ma non basta.
Aiuta, certo, ma bisogna anche comprendere il proprio processo creativo per non mandare tutto in fumo.

Vuol dire diventarne amiche, conoscerlo in ogni sua fase, assecondarlo.

Altrimenti gli remiamo contro, che significa lavorare quando siamo stanche e quindi rendere meno, aspettare l’ispirazione piuttosto che cercarla e forzare le cose anziché riconoscere quando è il momento di aspettare.

È come avere una Ferrari, ma andare con il freno a mano tirato. Uno spreco.
Se la creatività non ha sempre a che fare con il talento, andiamo allora al punto 4.

4) La creatività aumenta con l’esperienza in un determinato campo

A volte mi dicono «Beh, facile per te, sei una persona creativa».
Lo sono? Sarebbe potuta venire in mente a me la storia della maschera d’ossigeno?
Direi di no. Non so nulla di ingegneria, medicina e, a dirla tutta, nemmeno di maschere da snorkeling.

Nessuna persona farà niente di creativo in un settore a meno che non ne sappia qualcosa.

Howard Gardner, docente di Cognitivismo ad Harward e colui che ha teorizzato le intelligenze multiple, sostiene:

«Non puoi semplicemente dire che uno è “creativo”. Devi dire che è creativo in qualcosa, non importa se poi si tratta della scrittura, dell’insegnamento o della gestione di un’impresa. La gente è creativa in un’area specifica».

E veniamo a un concetto importante, che ne è diretta conseguenza: creatività e mestiere sono due cose diverse.

Spesso le persone non si considerano creative semplicemente perché non hanno ancora maturato sufficiente esperienza in un determinato campo.

“Avere il mestiere” significa fare pratica giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Si acquisisce con il tempo, la costanza e la dedizione.

Mettiamola così: la pratica ti fornisce degli strumenti, la creatività ti dice come usarli.

Citando Pablo Picasso:

«Impara le regole come un professionista, in modo da poterle rompere come un artista».

No, dico: Pablo Picasso.

5) È più facile criticare che creare

Quando qualcuno dice cose tipo «Così sono bravi tutti» o «Sì vabbè, avrei potuto farlo anch’io» e le millemila variabili sul tema, la mia risposta di solito è: e perché non l’hai fatto?

Semplice, perché criticare è più facile che fare qualcosa.

Ho una tazza che mi sono regalata dopo aver finito di scrivere la mia prima sceneggiatura, che dice: “Any idiot can think of a good idea. Get it written” (qualsiasi idiota può pensare una buona idea. Prova a scriverla). Per ricordarmi che già il solo fatto di aver creato qualcosa vale una pacca sulla spalla. Sarebbe stato più facile non farlo.

Il fan club delle persone giudicanti è ben nutrito e il motivo è molto semplice: criticare fa stare al sicuro, hai le tue certezze e non le metti alla prova.

Ormai basta avere una tastiera, non serve più nemmeno dirlo in faccia.

Creare, al contrario, ti espone al rischio, alle critiche, alle cadute, al duro lavoro, ai dubbi, alle porte in faccia. In poche parole, ti rende vulnerabile.

Intendiamoci, non significa che non si possano esprimere le proprie opinioni o che debba sempre andare bene tutto – non sono mica Pollyanna -, ma c’è una bella differenza fra dare un feedback e prendere a picconate i sogni, gli obiettivi o anche solo i tentativi di qualcuno che sta provando a fare qualcosa di nuovo o diverso.

Possiamo sempre scegliere la comodità e smettere o non iniziare a creare, ma sarebbe la stessa differenza che c’è fra stare al campo base e salire in cima alla montagna.

Si farà più fatica, certo, ma vuoi mettere il panorama?

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Cristina Nucera

Autrice e sceneggiatrice, per lavoro metto insieme i pezzi: di storie, idee, progetti, persone & personaggi. Scelgo le parole come farebbe un’artigiana, più che un’artista. Mi piacciono le parole e più in generale i suoni, l’arte in tutte le sue accezioni e più di ogni altra cosa appassionarmi ad un’idea o un progetto. Quando ci riesco, mi piace osare.

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