Bologna

Autostima al femminile: riconoscersi valore e dimostrare fiducia in sé, nelle relazioni e sul lavoro

L’autostima è una delle caratteristiche personali che più influisce sulle scelte e sui risultati lavorativi.

Per questo è importante essere consapevoli di come ci percepiamo e di come esprimiamo il nostro valore nelle relazioni con le altre persone.

L’autostima si basa sulla valutazione relativa alle esperienze e i comportamenti passati, ma esercita un’influenza diretta sui nostri comportamenti attuali e futuri.

Come libere professioniste e imprenditrici, conoscere la nostra autostima ci permette di muoverci al meglio nel mercato economico, separando ciò che è personale da ciò che è professionale, e viceversa.

Questo sarà utile, ad esempio, per quotare i nostri servizi senza le interferenze di quella voce interiore che non fa sentire abbastanza sicure, sufficientemente preparate o esperte.

Se ti stai riconoscendo in queste parole, l’articolo ti sarà prezioso!

Cosa è l’autostima e come incide sulla realizzazione lavorativa

L’autostima è l’insieme di affetto e giudizi che proviamo verso noi stesse. È uno dei pilastri della personalità e ha una relazione diretta con il benessere psicologico. Infatti, chi si sente sicura di sé è tendenzialmente più stabile e in equilibrio, e riesce meglio a valorizzarsi nei contatti con le altre persone.

La definizione di autostima che preferisco è racchiusa in questa citazione dello psicoterapeuta Nathaniel Branden, dal libro “I sei pilastri dell’autostima”:

L’essenza dell’autostima è fidarsi della propria mente e sapere di meritare la felicità.

Abbiamo stima di noi stesse se riusciamo a credere di avere le giuste intuizioni e se proviamo verso la nostra persona l’affetto che ci fa andare avanti nella vita, immaginando per noi buone possibilità.

Diversamente, chi soffre di una bassa autostima fatica a riconoscersi valore e mette continuamente in discussione i propri giudizi e le proprie sensazioni.

L’idea di non essere capace spinge la persona a fare previsioni negative sul futuro, per questo motivo finisce col mettere in atto dei comportamenti che ne compromettono le possibilità di successo.

Ad esempio, vivere tutto ciò che fa con un livello di ansia elevato, oppure evitare di mettersi in gioco. È la famosa profezia che si autoavvera: sono talmente convinta che sbaglierò, che finisco con il diventare la principale responsabile della costruzione del mio fallimento.

Esercizio 1 – la mia autostima

Prova a scrivere su un foglio le prime tre qualità positive e i primi tre difetti che ti riconosci.
Poi rispondi a queste domande. Fallo di getto, senza ragionarci troppo.

  • Cosa raccontano di te queste caratteristiche?
  • Quanto ti piace vederle nero su bianco?
  • Cosa vorresti cambiare?
  • Sono le qualità che ti riconoscono anche gli altri? Oppure gli altri ti vedono in modo diverso?

Autostima al femminile

L’autostima delle donne è influenzata dagli stereotipi di genere, che interferiscono sull’educazione delle ragazze e sulle valutazioni che ricevono dalle persone più vicine.

Con “stereotipi di genere” si intendono quelle idee preconcette, diffuse a livello sociale e culturale, in base alle quali una donna dovrebbe avere certe caratteristiche e comportamenti solo perché appartenente al genere femminile. Uno stereotipo di genere è che le donne dovrebbero avere come priorità la famiglia, anche a discapito della realizzazione professionale.

Stereotipi di genere e autostima

Poiché l’autostima si costruisce a partire dai riscontri nelle prime relazioni familiari e personali, è naturale che venga influenzata dai parametri in base ai quali gli altri ci valutano. L’educazione occidentale delle donne è da sempre influenzata da alcuni stereotipi, fra i quali l’attenzione che le donne dovrebbero avere nei confronti degli altri e un atteggiamento femminile connotato da ascolto, cura per il prossimo e l’evitare l’espressione della rabbia.

Questo approccio educativo, come affermava la psicoterapeuta Maria Menditto, comporta che le ragazze vengano valutate non tanto rispetto alla loro capacità di realizzarsi, quanto di costruire relazioni interpersonali positive.

Mentre i ragazzi vengono educati all’autorealizzazione, le ragazze sono spronate a diventare delle brave accudenti. Questo però finisce col porre le donne in una posizione subalterna.

Si presume che una donna sul lavoro debba essere accogliente, pronta all’ascolto, disponibile. E le donne sul lavoro finiscono con il confondere i rapporti interpersonali con la creazione di legami di amicizia che diventano poi dei boomerang.

  • Come si fa a dire di no agli amici?
  • Quanto è più difficile fare carriera, se questo significa sorpassare le proprie amicizie?
  • E quanto è più costoso affermare i propri diritti, di fronte al timore di indispettire l’altro?

Inoltre, l’educazione femminile comporta un altro grande svantaggio: la tendenza al perfezionismo. Ci si aspetta dalle donne che abbiano sempre un aspetto curato, una casa linda e ordinata, che siano sempre pronte a dare aiuto.

Da ultimo, le donne imparano con le favole che saranno i principi azzurri a scoprirle. Così, ancora una volta, finiscono con il pensare che se lavoreranno bene, qualcuno si accorgerà di loro. Per questo motivo finiscono col rimanere in disparte, anziché imparare a fare self marketing.

Esercizio 2 – come gestisco i rapporti sul lavoro

Prova a pensarci:

  • Ti è mai capitato che i rapporti con altri professionisti o con la clientela potessero interferire con la tua realizzazione personale?
  • Ad esempio, nel formulare un preventivo, o nel dare disponibilità che ti creano problemi in agenda?
  • O di aiutare un altro professionista dando suggerimenti, con l’effetto di trasmettere gratuitamente le tue competenze ai tuoi concorrenti?

Prova a focalizzare una situazione in cui hai confuso relazioni personali e professionali. Immagina come avresti potuto gestire diversamente la situazione.

Esprimere fiducia di sé nelle relazioni e sul lavoro

Abbiamo detto che l’autostima influisce sul modo con cui interpretiamo i fatti che ci accadono, e condiziona l’atteggiamento con cui ci disponiamo verso le scelte della nostra vita personale e professionale.

Proprio per questo è importante conoscerla e cercare delle strategie per fare sì che, anche con una autostima non piena, possiamo imparare a muoverci in modo da costruire successo.

Il primo passaggio da fare è non confondere la nostra persona con la nostra attività di lavoro.

Per questo scopo è utile introdurre un altro concetto, quello di autoefficacia, formulato dallo psicologo Albert Bandura.

Mentre l’autostima ha a che vedere con la nostra persona a 360°, e coinvolge aspetti affettivi, l’autoefficacia è una valutazione di sé basata sulle evidenze delle nostre capacità in un campo specifico. Si parla di autoefficacia sul lavoro, nelle relazioni, nello sport, ecc…

Se ci osserviamo con gli occhiali dell’autoefficacia possiamo slegare la nostra autovalutazione come persone, dai giudizi che diamo alle nostre attività professionali. In questo modo possiamo cogliere più proficuamente i feedback che ci diamo e che riceviamo dai nostri clienti, stimando in modo più oggettivo la capacità, limitando il coinvolgimento personale.

Sul lavoro, infatti, sono in gioco le nostre competenze e non la nostra persona nella sua interezza. Ragionando in questo modo riusciamo anche a non confondere i legami con i diversi interlocutori con relazioni di tipo personale.

Esercizio 3 – sonda la tua autoefficacia lavorativa

Prova a fare un elenco delle capacità che ti occorrono per svolgere la tua attività. Indicane almeno cinque, cercando di distinguere tutti i diversi ambiti di conoscenza e capacità su cui ti muovi.

Ora dai un punteggio da 1 a 6 a ciascuno di queste aree di attività, dove il punteggio cresce dal numero 1, che significa insufficiente, fino a 6 che equivale a ottimo.


Facendo questo esercizio noterai come è più facile valutarti se ti occupi di aspetti concreti della tua attività, piuttosto che osservare te stessa in modo generico.

  • Cosa conosci/sai fare già bene?
  • Su cosa potresti migliorarti?
  • Come incide il senso di autoefficacia sul lavoro?

Anche l’autoefficacia, come l’autostima, può connotarsi in senso positivo o avere delle criticità. Ci saranno attività per le quali sentiamo di possedere un’elevata autoefficacia, altre per le quali siamo ancora impreparate.

Il vantaggio dell’autoefficacia è che ci pone in un’ottica di sviluppo più semplice da affrontare, rispetto all’autostima: le conoscenze si possono acquisire e le abilità si allenano. Questo esclude la possibilità che tu sia una persona priva di risorse. Tutt’al più sarai una persona che ha necessità di crescere.

Imparando a valutarci solo sulle competenze, magari raccogliendo feedback esterni, possiamo esprimere in modo oggettivo il nostro valore, e misurarlo con il mercato di riferimento.

Per concludere

Un buon senso di autoefficacia nel tuo campo professionale ti può essere utile per gestire il confronto con clienti, collaboratori e competitor, mettendoti nelle condizioni di esprimere al meglio le tue capacità.

Prima di salutarci, qualche suggerimento da mettere in atto nel quotidiano:

  • Quando senti sfiducia verso te stessa, concentrati sulla tua capacità professionale;
  • Mantieni rapporti di lavoro professionali, senza confondere lavoro e amicizia;
  • Permettiti di dire qualche no;
  • Valutati in base ai risultati che raccogli;
  • Fai un piano di azione rispetto alle competenze che vuoi mettere a fuoco;
  • Proponiti sugli ambiti per i quali senti di essere più sicura e a tuo agio.

Per finire, ricorda che non siamo macchine e un momento di sconforto può capitare. Questi accorgimenti, per essere davvero efficaci, devono essere messi in atto giorno per giorno.

Qualche libro per riflettere:

  • Bombelli M. C. (2009) Alice in business land. Diventare leader rimanendo donne. Guerini e associati.
  • Branden N. (1994) I sei pilastri dell’autostima. Ed. TEA
  • Branden N. (2000) Le donne e la stima di sé. battaglie e trionfi, alla ricerca della propria identità. Corbaccio.
  • Menditto M. (2004) Autostima al femminile. Rappresentazione di sé, potere e seduzione. Ed. Erickson
Donata-Bruzzi-psicoterapeuta-bologna.

Donata Bruzzi

Psicologa e coach, dal 2002 lavoro con le persone e con le aziende sviluppando percorsi di rilevazione delle competenze, consulenze di carriera, formazione, coaching e progetti a favore del benessere personale, lavorativo e organizzativo.

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