Milano

Come trasformare un hobby in un lavoro creativo?

Qual è la differenza tra hobby, lavoro e vocazione, e cosa c’entra tutto questo con il processo creativo?

Questa è stata la scoperta più importante che io abbia fatto sulla creatività. Più dei metodi, degli esercizi, dei libri, dei corsi, delle definizioni. Più di tutto. Da quando ho fatto chiarezza su questi concetti, qualcosa in me si è rilassato e ho iniziato a creare in maniera più fluida, con molto meno sturm und drang. Sto alzando un filo l’asticella delle aspettative, lo so.

Andiamo con ordine.

Definizione di hobby

Un hobby è qualcosa che ci piace fare nel nostro tempo libero. Può essere qualsiasi cosa: il pattinaggio, lavorare la creta, intagliare il legno, scrivere, dipingere, riparare mobili, allevare cocorite, cucinare, coltivare orchidee, conoscere la storia dei babilonesi… quello che vuoi.

È spesso il nostro rifugio, il nostro posto speciale, dove torniamo quando fuori ci sono onde alte e vento forte in attesa che passino. È ciò che rende la vita più bella, fa di noi delle persone interessanti e non solo gente che nasce, cresce, lavora, consuma e poi muore.

Gli hobby hanno una caratteristica meravigliosa: zero aspettative, nessuna posta in gioco. Faccio una cosa finché mi dà gioia, altrimenti smetto di farla, semplice. Posso cambiare decine di hobby nella vita, provarli per un po’, lasciarli per anni e poi riprenderli. Loro sono lì ad aspettarmi, io non devo dare nessuna spiegazione.

Uno dei miei hobby è lavorare a maglia. Sono brava? Nì. Me ne frega qualcosa? No.
Lo faccio quando voglio rilassarmi, non succede niente se mentre creo un cappellino di lana sbaglio le misure o salto un punto e viene fuori un buco. Chi se ne frega. Posso sfilarlo e rifarlo, o me lo tengo con il buco (di solito la seconda).

Non deve diventare il mio nuovo lavoro, non devo imparare a perfezionarlo, se non ne ho voglia.
Se non mi rende felice, semplicemente non lo faccio più.

Non c’è niente di male ad essere dei dilettanti; quando ci infastidisce questa parola è spesso il nostro ego a parlare, non la nostra creatività.
Che siano benedetti gli hobby, in saecula saeculorum.

Hobby e lavoro: quali differenze?

Poi c’è il lavoro. Che è quella cosa che… (completa tu la frase) mi permette di esprimere i miei talenti?

Mi realizza come persona? Mi definisce come persona?
No. Anche se spesso ci hanno detto il contrario.

È quella cosa che mi fa pagare le bollette, il mutuo o l’affitto, le spese, mette insieme il pranzo e la cena e mi rende un’adulta o un adulto autonomo.
Tutto qui.

Mi hanno fregato per anni con la frase “Trova un lavoro che ami e non lavorerai un solo giorno in vita tua”.
Ci ho messo molto tempo per realizzare che, per quel che mi riguarda, non è sempre così.

Anche nel lavoro più bello del mondo ci saranno giornate no, clienti o capi la cui foto vorrei usarla come sfondo per le freccette e momenti in cui mi chiedo perché mai io debba lavorare e mi do la risposta: per determinarmi come donna libera.

Il lavoro dei sogni è come l’uomo/la donna perfetti e gli unicorni: non esistono.

Pensare di dover fare delle nostre passioni un lavoro è un po’ pericoloso, soprattutto se questo ha a che fare con il processo creativo.

Perché lo carichiamo di aspettative. Perché l’ansia di arrivare a un risultato, ci impedisce di lasciar fluire il processo.
Anziché dargli spazio e lasciarci guidare dalla curiosità (ne parlavamo un paio di settimane fa), lo sommergiamo di: “Quindi? Quindi?? Quindi???”

Questo non significa ovviamente che devi fare per forza un lavoro che odi o dove vieni sfruttato o non rispettata. Se è così, trovane un altro appena possibile.

Sto semplicemente dicendo che forse puoi guardare con occhi diversi il tuo lavoro, soprattutto se non ti entusiasma.
Cosa ti permette di fare, fuori da quelle ore?

Ho lavorato per anni come producer video. Per chi non lo sapesse, funziona così: tutti su un set hanno un problema, spesso più di uno, e tu devi risolverli. In fretta. Quando ho deciso che mi sarei voluta dedicare unicamente alla scrittura, ho iniziato a odiarlo. Tutto mi sembrava pesante, anche le cose più insignificanti. Così da un giorno all’altro mi sono detta ok, basta lavorare nell’organizzazione, ora la mia passione diventerà il mio lavoro.
È stata una pessima, pessima idea.
Ho già detto pessima?

Quindi ho fatto marcia indietro e, quando sono tornata a occuparmi di produzione, ho iniziato a guardare quel lavoro con occhi diversi: era quello che mi permetteva di pagare le spese, in modo tale che la mia creatività, le mie storie, non dovessero farlo.

L’insofferenza ha lasciato spazio alla gratitudine, io mi sono rilassata, e ho iniziato a scrivere più di prima.

Ad un certo punto ho cominciato a notare che diverse persone che avevano iniziato a lavorare come miei assistenti molti anni prima, erano diventati produttori esecutivi in grandi programmi tv. Perché io no? Eppure ero brava.
Semplice, evidentemente non mi interessava una carriera nella produzione televisiva.

Aggiungiamo un altro pezzetto.

La carriera è il percorso professionale, quella strada che richiede tempo, impegno, specializzazioni, formazione, ore in più da dedicare, sacrifici e, molto spesso, una strategia. Ovvero, quello che gli inglesi chiamano committment.

Che differenza c’è tra un lavoro e una carriera?

Un lavoro magari non ti fa impazzire, ma ti dà quel tanto che ti serve per vivere la tua vita fuori da lì dove sentirti realizzata. Al contrario, se sei impegnata in una carriera che non ami è un problema perché è altamente probabile che stia assorbendo tutto il tuo tempo e le tue energie.
Quelle che vorresti impiegare nella tua arte e creatività.

Tutti abbiamo bisogno di un lavoro (a meno che tu non viva di rendita), mentre la carriera non è necessaria: è una nostra scelta.

Cos’è una vocazione creativa?

Infine la vocazione.

La vocazione è la chiamata, il talento che cerca espressione, il tuo unico e speciale contributo al flusso creativo universale. Che sia la scrittura, la pittura, l’arte, recitare, cucinare, suonare, non importa. È il tuo modo di esprimerti.

Allora la vocazione è un hobby?
No.

Perché mentre puoi smettere di praticare un hobby, non puoi fare a meno di seguire la tua chiamata.

Potrei non toccare mai più un ferro da maglia e non sarebbe un grosso problema, troverei qualcos’altro, ma non potrei smettere di scrivere.
È un’urgenza, una voce da qualche parte nel tuo cervello che dice che non puoi farne a meno. Ed è così, devi solo trovare una modalità funzionale per te.

Non ha a che fare con il numero di copie vendute, se hai esposto al Moma o quanto tu sia famosa.
Non significa necessariamente mollare tutto e dedicarti alla tua arte, ma trovarle uno spazio nella tua vita che ti vada a genio.

La vocazione può diventare un lavoro?

Sì, ma non è necessario.
Mi rendo anche conto però che in questo periodo, molte persone che magari hanno perso il lavoro o che si trovano in difficoltà, stanno pensando a un piano B.

Sono una grande fan dell’arte del reinventarsi, è il processo creativo nella sua massima espressione.

Ne parlo spesso durante i corsi o le consulenze e, se sei fra questi, il consiglio che mi sento di darti è: assicurati di avere una strategia prima di decidere quale sarà la passione che pagherà le bollette.

Se puoi, non mettere fretta alla tua creatività, non starle addosso. Se dovesse trasformarsi in una carriera ottimo, ma è probabile che allora dovrai scendere a compromessi rispetto a quando creavi solo per il puro piacere di farlo.

Ricorda che i lavori vanno e vengono, possono licenziarti; alla gente può non interessare più niente di quello che hai da dire e non comprare più le tue opere ad esempio, ma la vocazione è sempre lì, è parte di chi sei.

Se non sai di preciso quale sia la tua vocazione, rilassati, fai un respiro e osservati. Magari ce n’è più di una, magari ancora non l’hai scoperta, magari non è qualcosa di “artisticamente convenzionale”, magari si tratta di far ridere i bambini nel reparto di oncologia come nessun’altra sa fare, o la capacità di riordinare gli spazi per vivere con più leggerezza.

È quella cosa che ti è impossibile pensare di lasciare, o che, nonostante tu cerchi di farlo in continuazione, lei non lascia te.

Credo che, soprattutto in momenti di confusione, riuscire a dare un nome alle cose possa diradare un po’ la nebbia.
Tu, hai già individuato la tua vocazione?

cristina-nucera

Cristina Nucera

Autrice e sceneggiatrice, per lavoro metto insieme i pezzi: di storie, idee, progetti, persone & personaggi. Scelgo le parole come farebbe un’artigiana, più che un’artista. Mi piacciono le parole e più in generale i suoni, l’arte in tutte le sue accezioni e più di ogni altra cosa appassionarmi ad un’idea o un progetto. Quando ci riesco, mi piace osare.

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