Noi, bipedi umani, siamo nati per cantare.
Cantiamo da migliaia e migliaia di anni, cantiamo per amore, cantiamo per coccolare e per coccolarci, cantiamo per esprimere quel fuoco dentro o quella passione nascosta.
Cantavano i nostri nonni, cantavano le nostre mamme, le loro ninnenanne, cantavano le mondine e gli alpini, cantavano i cantori e i menestrelli, cantavano le Donne della Taranta. Ed ora, quasi non si canta più.
O meglio, la sensazione che ho, è che si sia persa la bellezza di quel delicato e amorevole canto tramandato per tradizione orale e che nasce dal cuore, libero di esprimersi, libero di essere.
Lo riscopro a ogni lezione, lo percepisco guardando i programmi musicali, lo sento ascoltando i timori/terrori di fronte alla preparazione di una canzone o di un vocalizzo.
Si punta alla perfezione, all’ipertecnicismo, ci si paragona costantemente, forti di quella vocina fastidiosa che da sempre ci dice “tanto non sei capace, sei stonata, stonato, non sai andare a tempo, abbassa la voce, fai silenzio, non urlare, sembri una gallina strozzata, lascia stare, non buttare via i soldi”.
Così quella che è, a mio parere, l’imprescindibile natura del Canto, si va a perdere sommersa da paure, giudizi interiori (ed esterni); scompare quel pensiero primordiale che ci spinge a intonare, liberamente, per il puro piacere di farlo.
Perché cantare con il cuore significa sentirsi liberi di esprimersi, significa dire “con la voce mi accolgo, con la voce ti accolgo”, significa prendersi cura di sé.
Significa andare all’origine della nostra autentica vocalità, significa riscoprire la nostra personale e unica identità vocale, significa riconoscere di avere una voce.
Una voce, la stessa che accompagnerà le parole nei nostri dialoghi, che sosterrà i nostri discorsi, che ascolterà i nostri silenzi.
Perciò, quello che faremo insieme oggi, sarà un principio di viaggio a ritroso. Sarà una piccola, iniziale esplorazione attraverso l’esperienza quotidiana, partendo da ciò che c’è già: il suono della tua voce.
Procurati un quaderno e… pronta a partire!
- La prima tappa, è un pensiero. Ognuno di noi ha una voce che è unica e distinguibile, ci racconta, narra la nostra storia, rappresenta la nostra personalità. Se ti fa piacere, puoi iniziare a scrivere sul quaderno le tue riflessioni personali.
- La seconda, è un’esperienza pratica. Parti ‘dal fuori’ e dedica 5 minuti (ripetuti più volte nell’arco della giornata), all’ascolto delle voci che hai intorno. Ancor più bello, sarà farlo a occhi chiusi. Ascolta senza giudicare, cerca di percepirne le differenze di genere, di età, se sono vicine o distanti e prova a indovinare come si sentono (felici, arrabbiati, disgustati, tristi, impauriti) poi, di volta in volta, annota tutto sul quaderno.
- Il terzo e ultimo itinerario è un cammino. Ora, porta l’attenzione e l’ascolto alla tua voce. Concediti uno spazio fisico e di tempo tutto e solo per te (inizia con pochi minuti, più volte al giorno, poi aggiungine altri, secondo il tuo sentire, ma non superare i 10 minuti per volta). Siediti o sdraiati, chiudi gli occhi, una mano delicatamente appoggiata sul collo e l’altra sull’addome; fai tre respiri profondi.
Quando te la senti, comincia a dare vita a suoni naturali, gutturali o leggeri a un volume molto basso. Esplora, inventa melodie e ritmi senza pensare (prova a non usare parole e onomatopee), lascia che emergano spontanee, lascia andare e vivi l’esperienza in modo semplice, fluido e divertente.
Poi, rimani in ascolto e, il più possibile senza giudizio alcuno, prova a chiederti:
Come mi sento? Ci sono delle emozioni e dei sentimenti che affiorano? Come sta il mio corpo in questo momento? Ci sono parti di esso che sento più rilassate? Com’è il mio umore ora?
Forse, all’inizio, ti creerà imbarazzo, perché magari è una pratica che non ti saresti mai sognata di fare e di vivere.
Ricorda di scrivere e descrivere le tue sensazioni, così da poter rivivere l’esperienza quando e dove vorrai! E, se ne avrai bisogno, io sono qui, per te.
Bene, desidero salutarti con una frase che mi ha sempre colpito, (al punto di inserirla perfino nella mia tesi in Musicoterapia sulla ‘libera improvvisazione vocale’):
"Con la voce l'ho tenuta tra le braccia"
Te la voglio dedicare con tutto il cuore perché, la voce-corpo, è l’unica che sarà sempre e per sempre con te. Per darti la possibilità di esprimerti, di essere presente al mondo, di Esserci per te stessa e per le persone che ami.
Grazie per la lettura