Biella

Sincerità, reciprocità e fiducia: il networking raccontato da Domitilla Ferrari

In Italia, quando si parla di networking, spunta sempre – e dico SEMPRE – il nome di Domitilla Ferrari, autrice del libro: Due gradi e mezzo di separazione, Come il networking facilita la circolazione delle idee e fa girare l’economia (Sperling & Kupfer).
Un libro illuminante di cui ho parlato in nell’articolo: Networking, cose che ho letto e ascoltato nell’ultimo periodo.

Ho avuto il piacere di conoscere Domitilla al Freelance Camp, evento di networking – appunto – dove ha presentato il suo ultimo libro: Il pessimo capo, Manuale di resistenza a un lavoro non abbastanza smart (Longanesi).

Nel video qui di seguito potrete trovare il suo intervento: qualche consiglio per affrontare, senza lasciarsi sopraffare, le grandi trasformazioni che il mondo (e con lui il lavoro) sta affrontando. Perché il lavoro è prima di tutto un luogo di relazioni e interazioni. E la chiave per rendere un lavoro migliore, più efficace e gratificante di un altro, sta nella leadership.

Facendo quattro chiacchiere tra un talk e l’altro, ho iniziato a maturare l’idea di un’intervista con lei, uno scambio di email, una video call – ed eccoci qui.

Grazie Domitilla per aver accettato quest’intervista, ti chiederei come prima cosa di presentarti: chi sei e che fai nella vita?

Ho quasi 48 anni e ho un blog da quando ne avevo 29. Ai tempi ci raccontavo i fatti miei. Poi presto ho iniziato a scrivere anche del mio lavoro. Sempre i fatti miei erano. Ho una figlia e una figliastra pre-adolescenti, non ho mai preso la patente, ma ho imparato ad andare a remi. Lavoro nel marketing. E sono brava a fare quello B2B.

Secondo te in Italia ci sono dei pregiudizi sul networking? Se sì, quali sono quelli da sfatare?

A cosa serve fare networking? A nulla.

Penso a quelle e quelli che iniziano a fare networking per ottenere qualcosa dall’incremento dei propri contatti.

Collezionare contatti (un tempo erano biglietti da visita, oggi?) e cercare collegamenti non serve a nulla. Serve, invece, coltivare rapporti veri. Fare rete. Crearla dove e quando non c’è.

Spesso facciamo networking senza saperlo e scambiamo informazioni in modo utile senza nemmeno accorgercene.

Per me il networking non è cercare di ottenere qualcosa dagli altri, né tenere il conto di quello che hai dato e di quello che hai ricevuto.

Dico sempre che nessuno di noi dovrebbe mai dover dire «Ti devo un favore», né tantomeno «Mi devi un favore».

Come si fa? Per costruire relazioni forti serve imparare a sostenere gli altri, essere un fanclub.

Fare networking non serve per fare carriera, cambiare casa, trovare l’anima gemella o cogliere nuove opportunità di business: serve per avere una vita più interessante, a soddisfare i tuoi bisogni… e quindi anche per fare carriera, cambiare casa, trovare l’anima gemella o cogliere nuove opportunità di business.

Sta a te fare l’uso migliore della tua rete. Vivendoci dentro.

Ritieni ci siano degli ingredienti base per costruire una rete di relazioni? Se sì, ce li dici?

Ho una ricetta monoingrediente, vale? Per me è la sincerità.

Puoi conoscere persone nuove e rinsaldare il legame con chi già conosci, ma per creare una rete sociale, passare dal concetto numerico di collettività a quello di comunità bisogna esserci, dedicare tempo e risorse alla propria rete: serve volerlo fare. Non sentirsi obbligate e obbligati per convenienza.

Alcune delle Reticelle, oltre ad essere freelance, hanno anche delle collaborazioni fisse con alcuni clienti. Il networking serve solo per le libere professioniste?

Ripeto spesso che la capacità di fare rete sarà presto considerata (se non lo è già) tra le caratteristiche principali di chi gestisce persone e aziende.

È una competenza che molti, sbagliando, considerano utile solo verso l’esterno.

Conoscere e riconoscere le persone che fanno parte del processo produttivo è parte fondamentale della creazione di una propria identità professionale.

Sapere chi fa cosa, e come, aiuta a creare nuove opportunità anche all’interno dell’azienda, non solo per gli individui che vi operano, ma per l’azienda stessa. E se l’azienda sono io, me sola, con le mie collaborazioni? Saper far fruttare la propria rete di contatti, oltre che le proprie competenze, può aiutare a stringere nuove relazioni commerciali e può generare opportunità di business.

Perché non provarci? Anche in questo caso il networking è un’attività a basso costo che comporta più impegno personale che investimenti economici. Puoi socializzare online o offline. Non sempre la gente si incontra e si frequenta di persona. Devi pensare a Internet come a un luogo: per me non c’è grande differenza tra luoghi nella Rete e fuori.

Internet è anche un efficace facilitatore: offline le informazioni viaggiano più veloci anche grazie a quello che avviene online. Pensa a quanto tempo risparmi ogni volta che trovi un’informazione utile per la tua vita grazie a un qualsiasi motore di ricerca. E spesso puoi persino entrare in contatto con chi ha dedicato il suo tempo per produrre quel contenuto. E dire grazie.

Nei tuoi libri e nei tuoi interventi parli spesso di ‘valore del capitale sociale’; hai voglia di spiegarci meglio questo concetto?

Internet non dimentica nulla e, in base al principio della coda lunga, anche l’interesse verso le piccole cose scritte da ognuno di noi può tendere all’infinito. I contenuti che creiamo e pubblichiamo online accumulano capitale sociale, una riga per volta.

In economia il capitale sociale (o capitale di rischio) è l’insieme delle somme versate dagli azionisti nella società. In sociologia la stessa espressione indica la somma delle risorse che ciascuno ottiene grazie alla partecipazione a una rete di relazioni interpersonali basate sulla reciprocità. Il piacere della compagnia di chi ti sta accanto, la sicurezza che ti dà sapere che c’è chi sostiene le tue scelte, la possibilità di chiedere e ricevere informazioni utili, anche se non vitali. Cose di tutti i giorni. Tu, a chi chiedi un consiglio quando ne hai bisogno?

Il capitale sociale è l’insieme delle connessioni essenziali per una società e viene sfruttato al meglio dai network in cui prevale la fiducia.
Ognuno di noi è ricco di questa risorsa. Quante persone conosci? Su quante di loro puoi fare affidamento?

La classica domanda post Covid-19: in che modo è cambiato il networking dopo la pandemia?

Abbiamo avuto tutti una zia che vendeva Tupperware, Avon, Bimby o Stanhome. Cos’è successo nel mondo delle vendite con l’emergenza sanitaria in corso? I commerciali, come le zie, non sono più andati a trovare a casa o in ufficio i potenziali clienti. E mentre le zie si organizzavano con nuovi mezzi, Confindustria organizzava corsi destinati alla forza commerciale dei propri iscritti per raccontare la necessaria sinergia col marketing digitale che le aziende dovevano apprestarsi a fare.

Le aziende di vendita “porta a porta” sono un ottimo esempio: hanno messo in campo soluzioni e strumenti digitali dando modo alle proprie e ai propri incaricati di mantenere il contatto con la clientela e procedere con dimostrazioni e vendite a distanze. Ha funzionato? Sì, per l’associazione Univendita di cui queste aziende fanno parte, le aziende associate hanno mantenuto nel complesso l’attività di vendita al 35% rispetto a come sarebbe stata in tempi “ordinari”.

Cosa è cambiato per noi? Che oggi non esiste più l’alibi di essere “fuori zona” o “fuori dai giri”. Siamo tutte e tutte online. Con mezzi non più considerati nuovi, per pochi.

Prima che dal vivo ti ho incontrata nella tua newsletter che considero ‘la messa in pratica’ del networking attraverso una serie di endorsement che fai a contenuti che hai trovato rilevanti. Sono sempre stata curiosa di sapere come ti è venuta in mente questo format e, soprattutto, quanto impieghi per scriverla.

Oggi la scrivo quando ho tempo. Non parte mai lo stesso giorno e mi prendo pause senza troppi sensi di colpa. Anni fa avevo iniziato a mandare a una distribution list del mio ufficio mail con oggetto: Magari vi interessa. Era un elenco di link a volte con qualche commento, cose che avevo letto e trovato interessanti sui temi di cui ci occupavamo.

La verità? Nessuno mi rispondeva mai. Allora ho pensato di rendere questa condivisione pubblica. Oggi a rispondermi, come hai fatto tu, c’è tanta gente. Magari vi interessa davvero allora.

Tre consigli che ti senti di dare a una libera professionista che vuole affacciarsi al networking e farne un super potere.

Partiamo da qui: la sincerità paga sempre. Quando io non so una cosa dico di non saperla. Chiedo aiuto. Ma studio, per non rubare tempo prezioso a nessuno.

Saper creare nuovi contatti è un valore. Fare selezione, essere snob, come dico sempre, aiuta a non fare collezione inutili di vanity number. Donare tempo, invece, per mettere in contatto le persone è un’attitudine da mettere nel curriculum.

Vuoi incontrare qualcuno? Se hai uno scopo chiaro chiedere non fa mai male. Prova con un’email o un messaggio per fissare un appuntamento.

Il networking – oltre a rendere la vita più ricca e interessante – aumenta le tue possibilità di trovare o cambiare lavoro e ti rende più facile raccogliere sostenitori per le tue idee, risorse e, più di ogni altra cosa, consiglieri.

Marie Louise Denti

Sono una visual designer con una passione per le slide. Aiuto le organizzazioni ad esprimere il loro talento aziendale attraverso una comunicazione integrata ed efficace; online e offline. Lo faccio con entusiasmo presso Slide Queen.

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